NOTTE PADOVANA
(da una finestra di hotel)
Ascolta. Non turbare la quiete trasognata
di questa notte schiusa alle memorie
nel respiro pacifico di lune
moltiplicate, espanse. Seduzioni
distillano le siepi di agrifoglio: ascolta,
ultraterrene voci giungono attraverso
il fibrillare dei pianeti e sciolta,
stemperata nell’aria è la tristezza
che sentimmo partendo: Ora è l’arrivo
che conta, l’approdo a questa darsena lontana
ove giungemmo in ansia,
ignari d’ogni sorte, abbandonati
all’ambigua fortuna.
Ascolta, ascolta.
La notte padovana si dissolve
come le tue incertezze, un po’ alla volta,
si mescola alla bruma che risale
da Prato della Valle; è quasi aurora
ma la luce s’attarda, trattenuta
dal sogno ancora non perfezionato
che, in silenzio, aspettiamo si concluda.
Ascolta. Già qualcuno
si muove dianzi l’alba, intempestivi
occhieggiano due lumi di finestre:
altre esistenze vibrano, altri cuori
pulsano come i nostri dietro i vetri
di quel vecchio abbaino, altri pensieri,
insondabili, come scrigni chiusi,
s’affastellano in ansia. Come noi
che alitiamo speranze col respiro
caldo che appanna i vetri e stampa aloni
di minuscole nuvole biancastre
che tu rompi con l’indice.
Potremo
vivere adesso senza pena?