MUSEO DELLE CERE
Oggi, più che pensarti di tanto in tanto
non posso, Tosca, la mia vita
s’è fermata da tempo in questo tempo
rettilineo, sfocato, monocorde,
tempo alla fonda in acque limacciose
dove annega la noia
delle mie ore oziose.
Ho imparato la pena senza soste,
senza lamenti inascoltati,
ho imparato i silenzi, più fragorosi, a volte,
del tuono di montagna, ho decifrato
l’idioma della foglia e vaticini
ho appreso dalle nuvole a ponente.
Non ho vissuto, Tosca, ho immaginato
di vivere (fra gente senza vita,
ascoltando parole senza suono,
cogliendo sguardi morti e movimenti
di marionette), ho ricalcato
sopra i miei giorni le figure fisse
del museo delle cere.