Coco Lafungia è nato a Brindisi (zona "Sciabiche") in una data impossibile da precisare in quanto il padre Diatoro e la madre Cuncipita, contadini analfabeti, lo dichiararono all'anagrafe quando era già adolescente:
Il suo bisnonno Zachèle, detto "Sette Saiette", era stato coinvolto in storie di brigantaggio e pare facesse parte della banda del famigerato "Pizzichicchio", per cui subì una condanna ai lavori forzati e venne rinchiuso nel "Bagno Penale" di Brindisi.
Ancora in tenera età, Coco venne avviato al duro lavoro dei campi dal padre Diatoro che lo gettava giù dal letto alle tre di notte per spedirlo nella stalla ad attaccare il cavallo al "travino" e caricare zappe, zapponi, "zappodde", "sarchiodde" e "pichi", attrezzi con i quali avrebbero "buttato il sangue" fino a sera.
Ma Coco, che avrebbe voluto studiare e diventare un professionista, non tollerò a lungo quella vita da schiavi e, poco più che adolescente, scappò di casa aggregandosi ad un circo equestre di passaggio. Girovagando per svariati paesi, Coco imparò a fare l'uomo proiettile, l'incantatore di serpenti e il mangiatore di fuoco, ma, proprio quando si prospettava per lui una brillante carriera circense, venne sorpreso a trombare con la donna-cannone, moglie del proprietario del circo che, dopo averlo frustato a sangue, lo scacciò a pedate.
Vagabondò per diversi anni facendo di tutto per sopravvivere, dal finto prete all'indovino, dal rappresentante di una ditta di preservativi usati al venditore di banane raddrizzate industrialmente, dall'acchiappa mosche per una nota marca di insetticidi al procacciatore di ratti per una famosa pellicceria .
Renitente al servizio militare di leva, subì il carcere militare di Gaeta per 24 mesi, ma proprio questa lunga detenzione gli fu provvidenziale, in quanto prese a leggere e studiare tenacemente, fino a diventare "un persono strovito e coltivato" o, come egli stesso si definisce, un "autodattero".
Scontata la pena cominciò a collaborare a diversi giornali e le sue "lettere" al vetriolo divennero subito famose , al punto che furono raccolte e pubblicate in volume. Fu questo l'inizio della sua carriera di "scrittoio" che doveva portarlo a pubblicare una ventina di libri di grande "su cesso", tradotti anche in papuasiano, in congolese e in neozelandese.
In età matura ha fatto ritorno a Brindisi ed ha messo su famiglia portando all'altare Carmela Voccaperta che gli ha dato due figli, Annita e Frangesco: vive di una modestissima pensione che, a volte, riesce ad integrare con i proventi dei propri scritti brindisini.