Caro fratello
come tu certo ti rammenti imbero al pendino abbita un’incerta Lisa dei Diavvoli che parla coll’anime la quale basta che gli dai una cosa di soldi e subbito ti aggiusta il tavolieddo di modo che tu parli coll’anima dei morti tuoi.
Di cui datosi che ave picca tempo che ha defunto il nonno sono pensato bene che mi mettevo accontatto col buonanima dalle volte mi dava una quaterna e così abbiamo deceduti di andare io moglierima e comparima Diamano Cazzamberde.
Come che abbiamo trasuti accasa di Lisa dei Diavvoli questa ci è detto assettatevi aggiro aggiro del tavolieddo e impoggiate le mani che vele dovete incatenare coi digiticchi senza che vi scappa manco un fiato d’incanna che se l’anima sente parlare si trubbae non si presenta.
La quale come che ci abbiamo assettati acculo strinto pella mozione quella è principiata a strabboccare l’occhi che si vedeva solamente il bianco delle palle e a cotolare la capo di una vanda e l’altra e poi si ha messa a chiamare il nonno con una voce di pipito che pareva una voccola quando fa l’ovo.
Dopo che lo era chiamato sesette fiate ecco che il tavolieddo è fatto uno zompo e poi si ha messo a tremolare che a me mi ha disceso il latte ai ginocchiori pella paura e a comparima gli scattereggiavano i vangali mentre che a moglierima gli hanno salite le fumisie che pareva la bandiera a quanti colori faceva.
Basta come che ci abbiamo calmati un picca quella gli è domandato all’anima chi sei e allora si ha intesa una naschiata terribbile di cui si è capito che aveva sbagliato chiamata e apposto del nonno si aveva presentata l’anima di un incerto Diatoro che quando era vivente naschiava a richiesta dell’aggente mentre che tirava la travinella.
Allora Lisa è principiata punto e dicapo a fare l’abbabbiata coll’occhi stortigliati e la voce di pipito fino a che il tavolieddo è zompato arreto e gli ha caduto sobbra ai piedi (parlando con modo e rispetto; di comparima la quale datosi che porta le cipolle e l’occhi di pesce si ha messo a biastimare come un tannato.
Comodiovole finalmente si ha intesa la voce del nonno di cui nottidico l’isbanto datosi che pareva che stava dicoste per quanto era naturale e ratticosa pevvia della bronchita che mi è detto che cazzatora vuoi e così gli sono cercato i numeri.
Allora quello mi è detto apri bene le recchie che ti segnalo questo terno sicuro a tutte le rote – SEI UNO IMBERDA – e taccossì t’impari a trubbare i canali ai morti tuoi che stanno difrescati sottaterra.
Basta caro fratello senza che ti faccio una testa di chiacchiere nele abbiamo andati colla coda immezzo delle gambe che lo scuerno neanche i cani signore e come che abbiamo arrivati a casa gli sono impicciato un lampino in faccia al litratto del buonanima che mi perdona e non ne porta moglierima per capiddi una mastra notte.
Ti saluto e scrivi presto che mi sarai sempre sgradito.
Tuo fezzionatissimo fratello.
COCO LAFUNGIA