Coco Lafungia





Caro fratello
devi sapere che la settimana passata hanno ricapitate le nozze dargiento fra di me e moglierima la quale per festeggiare della ricca abbiamo deceduti che andavano Arroma.
Detto fatto siamo prenduti la baliggie che stavano dentro allo stipone di quando andiedimo avviaggio di nozze e le siamo spolverizzate eppoi ci abbiamo ischiaffato dentro l’abbiti buoni e puramente la vestaglia di pizzo trasparente di moglierima che si mettette la prima notte la quale se mela ricordo mi salgono le fumisie alla zella.
Eppoi abbiamo andati alla stazzione dove che sono paiato un occhio di fronte per cattare i biglietti di prima classe ma però quando che abbiamo trasuti nel vacone e ci abbiamo assettati sobbra a quella spaccimi di dormosa e come che il treno è partorito mi ho inteso tutto cotolato come che mi stavano nazzicando dolce dolce della vanda del culo di dietro.
Notti dico come che abbiamo giugiuti all’abbergo che la cambera era tanto di lusso che teneva puramente il cabbinetto dipendente solo per noi la quale per andare appisciare non dovevi traversare il ballaturo ammutande come che avevo ricapitato avviaggio di nozze che la frusta nemmeno i cani signore.
I cazzamari hanno cominciati quando che ci abbiamo corcati e moglierima mi è detto per favore stuta le luci e io mi ho voltato dicoste per vedere dove che si trovava il cazzaturosobbra alla colonnetta e sono veduto un terramoto di bottoni che di sobbra stavano tante ficurine come presempio un campanieddo una chicchera di caffè un pupazzetto un’aradio una carosa col vantilicchio una bottiglia che non si capiva un amatocazzo.
Allora mi ho detto fra sè e sè bè mò cazzo e sono cazzato a malebbene tutti i bottoni la quale le luci hanno rimaste impicciate e però dopo trenta secondi abbiamo inteso tuzzare alla porta e si ha presentato un cambariere talecquale al pupazziello con una guantiera alla mano che sobbra ci stava un sicchio con una bottiglia infassata con una mappina schiaffata dentro.
Notti dico lo scuerno di moglierima che si ambucciata fino alle recchie mentre che quello impoggiava la guantiera sobbra al tavolino e sene andava senza leggere e scrivere.
E allora gli sono detto a moglierima che giacchè ci stiamo tanto vale che nela sculappiamo e mi ho alzato ammutande alla quale si ha scampagnata arreto alla porta e ha trasuta la carosa col vantilicchio che la frusta ero morto e mentre che mi paravo colle mani davanti alla brachetta quella mi è detto cosa desiderate e come che ha veduto che io non rispondevo e mi avevo fatto rosso como un cavuto è detto bonanotte e sene ha andata.
Finalmente ho prenduto la bottiglia sono vacato lo spumante nei bicchieri e come mi stavo vicinando imbero a moglierima si ha aperta quella cazzatora di porta e ha trasuto un giovane col vantile giallo che ne voleva portare le baliggie e beno male che nelo sono cacciato di brutto che se no quello nele portava alla veramente.
Basta come Dio vole ha finito il vaevvieni e sono inserrato la porta acchiave e nel mentre che mi stavo corcando sono visto un altro cazzaturo penduto al capitale del lietto e mi sono credetto che datosi che li avevo cazzati tutti e le luci non si avevano stutate doveva essere afforza quello e lo sono cazzato. E mi avessi iaticato di soprabbasso all’astrico che tutta una fiata il lietto si ha messo a tremolare che moglierima zompava tutta come sia che l’aveva pizzicata la taranta che mi ha venuta una coccia.
Senza che mi dislungo ci abbiamo assettati sobbra a due poltrone e siamo passati la notte coll’occhi scampagnati e colle luci impicciate a guardare quell’imberda di lietta che si nazzicava solo.
Apprima matina nele abbiamo fuggiti di pressa e puramente sobbra la tigna la testa malata sono paiato un puzzo di monete la quale siamo presi il primo trenomerci che va a Brindisi e gli sono detto a moglierima che se si sonna un altro viaggio gli spezzo l’osse.
Ti saluto con sincera affettuazione.
Tuo fratello

COCO LAFUNGIA

 

© Francesco Indini 2010