Cera una fiata
e cera una lapa che andiede a impoggiarsi sobbra alla capacchiona di un liofante la quale manco sene addonò essendo che si aveva un picca appassolato in faccia a un pedicone di bao babbo.
Ma la lapa si mettette a ronzolare e tanto facette che il liofante si discetò dicendo: ma si può sapere che fessassorda vuoi? Di cui quella gli rispondette: chè ti vuoi fare una scommessa che io sono capace che tene faccio fuggire a caloppo?
Al liofante gli venette la risa e gli uscette l’aria della proposcida che facette un garrito che pareva un pirnacchione eppoi dicette: ma vedi un picca questa sorta d’imberdicchia che mene cuole fare fuggire ammè! Ma lo sai che se io ti sparo una loffia ti faccio arrivare di quà al Quatore?
Ma la lapa che era assai trubbacanali non sela tenette e dicette: e vabbene, facciamo una prova e poi vedi che io tene faccio fuggire manco una tomobbile di corsa.
Il liofante, la quale sela voleva levare di nanti essendo che gli stava tenendo sonno, dicette che daccordo, ma però se noera capace lui la scrafazzava mediatamente stompeggiandola sotto i piedi. Eccosì la lapa si andiede a sestimare di dietrovia al culacchione del liofante e dicette: sposta un picca questo muzzone di coda che devo fare una cosa.
Il liofante, corciulo corciulo, muovette la coda, se tra lo quale la lapa gli ficcò il puntiglione propio nel tarallo dello spinterio.
Novvi dico l’uccoli del liofante che faceva garriti manco un terramoto essendo che si sentiva uschiare neanche i cani signore!
Ma più quello gridava eppiù quella fitente di lapa gli ficcava il puntiglione acculo che alla fine il liofante si mettette a fuggire come una lepre dicendo: basta basta, hai ragione tu che sie vinta la scommessa! Levati d’inculo che io faccio tutto quello che tu mi cercherai!
Acquesto punto la lapa dicette: se vuoi che ti faccio difrescare ti devi metter agginocchio e mi devi preare manco una santa, che se no non mi levo manco se viene San Pizzetto!
Eccosì il liofante che stava sgramando come un tannato, fose costretto che si ginocchiava davanti a quell’imberdicchia di lapa. E la lapa sene andiede felice e contente a sucarsi un cocomellone che almeno si faceva la bocca.
Murale della favola:
Il trumbone e padreterno
che si crede immortalato,
al più piccolo cipierno
si ritrova ginocchiato.